mercoledì 22 giugno 2011

Cirkus Columbia - Streaming: MegaVideo, MovShare - Download: Megaupload, FileServe, FileSonic


Trama:
Jugoslavia, 1991. Divko Buntic è un farabutto. Torna nel paese d'origine dopo aver trascorso molti anni in Germania, seguito da un'attraente compagna e un gatto nero di nome Bonny. Con l'appoggio del sindaco, sfratta la ex moglie e il figlio Martin, occupa l'appartamento e comincia a tormentarli per tentare di mandarli via. Ma la guerra serbo-bosniaca-croata è alle porte e i rapporti tra compaesani stanno per cambiare. Così come Divko sta per dare una svolta alla sua vita. Danis Tanovic torna a parlare dei conflitti in terra balcanica. Questa volta, sulla base del libro di Ivica Djikic, sceglie di approfondire il periodo storico che precede la guerra, concentrandosi sulle dinamiche umane di un piccolo paese bosniaco. In tempo di pace, Divko non va incontro alla sua vecchia famiglia, cerca di ricostruire il rapporto con il figlio, abbandonato da piccolo, in un modo del tutto inopportuno, e mostra l'affascinante amante come un trofeo per fare invidia ai coetanei. Quando il micio Bonny – l'unico che ama profondamente - si allontanerà dall'appartamento, anche l'equilibrio perverso che ha creato, si spezzerà definitivamente. E a quel punto i rapporti si mescoleranno creando un'inversione di ruoli atipica e umanamente distruttiva. La caratteristica predominante del film è proprio la commistione di generi che diventa la metafora delle contraddizioni tipiche della guerra: gli amici diventano nemici nel corso di una sola notte. Come la violenza psicologica di Divko mette in subbuglio gli altri personaggi, così il terrore dell'esercito invade le coscienze, deturpandole di solidarietà e compassione. L'ironia con la quale Tanovic descrive la preparazione emotiva al conflitto segna il ritorno al cinema di No Man's Land, dove il regista coglieva il senso tragicomico della violenza, senza renderla ridicola. L'universalità della questione in oggetto è un pregio assicurato dalla rarità di riferimenti espliciti alla politica locale, e da un'intelligente assemblaggio di immagini – come la straordinaria scena finale – che sono contestualizzate ma allo stesso tempo distanti da quella realtà. Non c'è nostalgia né rancore ma solo un grande racconto fatto di piccole persone che, messe alle strette dalla Storia, reagiscono con dignità. La difesa dell'amore gira come la giostra Cirkus Columbia, come un gioco dove il moto ritorna su se stesso ma è tragicamente bellissimo.

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