martedì 28 giugno 2011

Strage di Gela, il vicino confessa gli omicidi: “Violavano la proprietà, dovevano morire”

Strage di Gela, confessa il vicinoLa strage di Butera, vicino Gela, ha avuto come movente il mancato rispetto dei confini della proprietà. Filippo Militano, la moglie Giuseppa Carlino e il figlio Salvatore di 13 anni sono stati sterminati dal vicino, Giuseppe Centorbi. Il 40enne ha confessato gli omicidi motivandoli così: “Continuavano a introdursi nella mia proprietà, per questo dovevano morire”. Il 40enne è stato fermato due giorni fa ed è stato subito il maggiore sospettato. Ieri, dopo un’ora e mezza di interrogatorio, ha confessato tutto.
Non ne poteva più delle continue invasioni dei vicini nei suoi terreni. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando, secondo lui, Filippo Militano sarebbe entrato in casa sua per rubargli delle chiavi.
 
Da lì la decisione di compiere la strage. Centorbi, in modo lucido e distaccato, ha raccontato di averla preparata nei dettagli due giorni prima di passare all’azione. Non è stato dunque un raptus di follia ma un omicidio premeditato.
 
Le cose sono andate diversamente da come gli inquirenti avevano sospettato all’inizio, e cioè che l’assassino avrebbe ucciso la donna e il figlio solo perché non aveva trovato in casa Militano, ucciso in seguito vicino al trattore.
 
Centorbi ha spiegato di aver progettato anche l’omicidio di Giuseppa e Salvatore e di averli uccisi dopo Filippo. Il contadino è stato infatti la prima vittima: è stato freddato con un colpo di pistola mentre preparava una barriera tagliafuoco tra le proprietà. Poi l’assassino è andato nella villetta e ha ucciso i suoi famigliari.

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