La strage di Butera, vicino Gela, ha avuto come movente il mancato rispetto dei confini della proprietà. Filippo Militano, la moglie Giuseppa Carlino e il figlio Salvatore di 13 anni sono stati sterminati dal vicino, Giuseppe Centorbi. Il 40enne ha confessato gli omicidi motivandoli così: “Continuavano a introdursi nella mia proprietà, per questo dovevano morire”. Il 40enne è stato fermato due giorni fa ed è stato subito il maggiore sospettato. Ieri, dopo un’ora e mezza di interrogatorio, ha confessato tutto.
Non ne poteva più delle continue invasioni dei vicini nei suoi terreni. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando, secondo lui, Filippo Militano sarebbe entrato in casa sua per rubargli delle chiavi.
Da lì la decisione di compiere la strage. Centorbi, in modo lucido e distaccato, ha raccontato di averla preparata nei dettagli due giorni prima di passare all’azione. Non è stato dunque un raptus di follia ma un omicidio premeditato.
Le cose sono andate diversamente da come gli inquirenti avevano sospettato all’inizio, e cioè che l’assassino avrebbe ucciso la donna e il figlio solo perché non aveva trovato in casa Militano, ucciso in seguito vicino al trattore.
Centorbi ha spiegato di aver progettato anche l’omicidio di Giuseppa e Salvatore e di averli uccisi dopo Filippo. Il contadino è stato infatti la prima vittima: è stato freddato con un colpo di pistola mentre preparava una barriera tagliafuoco tra le proprietà. Poi l’assassino è andato nella villetta e ha ucciso i suoi famigliari.
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